La Sindrome di Asperger (abbreviata in SA, o AS in inglese) è considerata un disturbo pervasivo dello sviluppo imparentata con l’autismo e comunemente considerata una forma dello spettro autistico “ad alto funzionamento”. Il termine “Sindrome di Asperger” venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una rivista medica del 1981; lo chiamò così in onore di Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni novanta.
Gli individui portatori di questa sindrome (la cui eziologia è ancora ignota) sono caratterizzati dall’avere una persistente compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati, attività e interessi molto ristretti. Diversamente dall’autismo classico, non si verificano significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio o dello sviluppo cognitivo
Nella scuola primaria la sindrome di Asperger può essere non notata, ma spesso sono proprio gli insegnanti che segnalano il disagio del bambino nell’integrazione: per questo e per la facilità con cui questi individui sono spesso vittima di bullismo e isolamento sociale, è importante che l’insegnante lavori sull’ecologia delle relazioni e favorisca l’inclusione.
Anche gli intensi interessi dimostrati da individui con sindrome di Asperger, possono essere usati come strumento per la crescita dell’autostima del bambino e per la sua inclusione nella scuola, favorendone lo sviluppo e l’ampliamento.
E’ nella scuola secondaria e all’Università che questi studenti troveranno maggiori difficoltà in quanto si potranno presentare varie situazioni problematiche.
Con strategie mirate all’acquisizione delle abilità necessarie alla quotidianità, le persone con Sindrome di Asperger possono riuscire a trovare la loro strada, un proprio modo per vivere nel mondo.
Noi, Aspie, non siamo alieni. Funzioniamo solo in modo diverso”
Qui un articolo interessantissimo di un intervista fatta a Chiara Mangione, 54 anni, architetto, traduttrice, a un passo da una seconda laurea in psicologia, ha appena finito di tradurre dall’inglese un best seller internazionale sull’autismo.
«Mettiamola così: il nostro cervello funziona in modo diverso. Non si tratta di essere migliori o peggiori. Per dirla con una metafora informatica: abbiamo un sistema operativo differente da quello della maggior parte delle persone. Ora, queste cose è meglio scoprirle da piccoli, così si impara a lavorare con i mezzi che si hanno a disposizione. Il rischio, altrimenti, è quello di sentirsi sempre a disagio e scivolare nella depressione, nell’ansia, nella paura di non essere accettati».
«Non è – osserva Chiara - che le persone Asperger non interagiscano con gli altri o non sorridano mai. Ci sono tanti autismi e tante persone». Proprio per smantellare pregiudizi, raccontare, parlare di questa condizione e dell’unicità di cui ogni singolo individuo Asperger è portatore, Chiara – insieme con Ilaria Cristofaro, anche lei diagnosticata in età adulta – pubblica una pagina Facebook molto visitata: Asperger Tribe. «E’ essenziale – dice – che si stabilisca un dialogo interculturale, tra la cultura “neurotipica” e la nostra, la cultura “neurodiversa”. Non dobbiamo avere paura di approfondire la conoscenza reciproca, anche attraverso gli aspetti concreti».
ESSERE ASPERGER di Michela Marini
La mia esperienza riguardo questa sindrome è molto nuova in termini di consapevolezza ed informazione scientifica.
All'inizio della faccenda Covid ho sentito il bisogno di riprendere in mano il Blog e tornare a pubblicare.
Una delle cose che mi spaventavano di più era quella di espormi pubblicamente, mettendoci letteralmente la faccia. Sapevo che il mio percorso nella collettività chiedeva questo, ma in fin dei conti, non ho mai preso realmente le redini in mano della mia strada. Ho iniziato questo percorso con il blog a ventinove anni e dopo sette anni mi ritrovo qui unita con un filo invisibile al mio sentiero di comunicazione, con le stesse paure ma con "strumenti" diversi.
Mi sono trovata diverse volte a parlare con le persone senza avere nessuna difficoltà, ma quando senti dentro che la tua strada ti porta ad affrontare tutti i tuoi mostri sopratutto comportamentali, la paura fa brutti scherzi e inizi a raccontarti tante di quelle cavolate che ti convinci di star facendo il tuo meglio.
Ma il tuo meglio, sai che non è quello che stai facendo. Perché puoi di più. Lo senti.
Come dicevo, all'inizio di marzo ho iniziato a muovermi verso la consapevolezza di buttare giù le mie paure e tuffarmi nel mare visivo/pubblico dei social.
Mondo per me utile per comunicare messaggi ma poco appropriato per il mio linguaggio personale.
Tra le amicizie, sempre grazie al mio blog, ho contattato una ragazza, Arianna. Un attrice di teatro, molto, molto brava e sensibile. La contattai perché avevo paura di non essere in grado di parlare in pubblico, qualora avessi preso coraggio, o per lo meno davanti ad uno schermo. Dopo una chiacchierata di quattro ore circa, mi consigliò di fare il test aspie. Lei per me è una di quelle anime scolpite nella mia memoria. Se stai leggendo, GRAZIE!
Da quel test venne fuori una percentuale di neuro diversità. Iniziai a cercare, studiare, leggere quanto più possibile per comprendere di cosa si trattasse. Da quel momento in me qualcosa cambiò. I veli crollarono via e vidi tutta la mia vita collocarsi nei tasselli giusti, nelle risposte dei miei tanti perché.
Con sempre più consapevolezza, mi sto muovendo ora per comprendere al meglio questa sindrome e per vivere nel mondo con il mio mondo attraverso gli strumenti giusti. Vado avanti un passo alla volta per trovare il modo di comunicare il mio sentire. Per chi si riconosce negli articoli che ho citato (trovate i link in fondo al pagina), consiglio di approfondire con dei professionisti. Siate sereni, non siete pazzi!
Spesso tendiamo ad incolparci perché il nostro modo di vedere le cose non è uguale a come le vedono gli altri. E per questo ci sentiamo sempre sbagliati, sempre pronti a scusarci, ci sentiamo sempre nel posto sbagliato. Così cresciamo adattandoci ai modelli prestabiliti della società che molto probabilmente non sono adatti a noi.
Ripeto. Essere Asperger non vuol dire essere pazzi. Rivolgersi ad un neurologo o ad uno psichiatra non significa essere pazzi. In questo caso approfondire con dei professionisti è un modo per comprendere noi stessi ed il perché di certi modi di vedere il mondo cosi diversi dalla massa. Avere nella propria mano gli strumenti adatti per conoscersi è una liberazione.
Di seguito vorrei raccontarvi cosa significa per me essere una aspie e vorrei chiedervi di leggere queste mie parole con gli occhi del vostro bambino interiore. Colui che sente e colui che sa.
Il mio outing è spinto dal mio senso di onestà. Spesso in questi anni ho avuto molta fatica ad affrontare le varie etichette che si è cercato di mettermi. Comprendo che nel momento in cui do voce ad un blog con il nome "Indaco" si formino attorno a questo argomento diverse domande e curiosità.
Ma il mio messaggio oggi è quello di vedere una ragazza che racconta la sua storia ed il suo sentire per dar voce alla sua anima. Siamo tutti unici. Le anime lo sanno. Si mettono in connessione anche senza il nostro permesso. La voce dell'anima spesso parla per dar coraggio. Il mio messaggio è questo.
Affrontate voi stessi, leggete tutto e disimparate. Accogliete in voi la bellezza della vostra unicità.
Comprendete ed amate il vostro bambino interiore. Siate gentili con voi stessi e siate guerrieri per affrontare i vostri "mostri". Loro, sono degli amici emarginati, comprendetevi.
Quando ripeto all'infinito alle persone "siamo tutti connessi" intendo dire che anche se il mio cervello funziona in modo diverso da un'altro se parlo di Anima o di 11:11 le nostre sinapsi si muovono nella stessa medesima direzione. La tua, la mia corteccia celebrale si accende. Siamo tutti collegati alla particella di "Dio".
Le mie parole vogliono portare il vostro sguardo nella direzione, forse un po scomoda, ma altrettanto bella ed importante dove risiede la sensibilità e la comprensione.
Da aspie tendo sempre a comunicare i miei difetti prima di fare o dire qualcosa, ma questo è un aspetto che sto imparando ad amare. L'insicurezza fa parte di me, ma cortesemente, comprendete che spesso è l'anima che comunica.
Questo per me è un passo veramente importante, può sembrare sciocco, ma vi assicuro che per un aspie è un traguardo.
Vi abbraccio tutti, prendo coraggio e...ci vediamo presto!
Essere una Aspie non è solo una definizione medico/scientifica dello spettro autistico.
Essere una Aspie significa lottare fin dall'infanzia per farsi capire.
Significa sentirsi inadatta, mai all'altezza e costantemente sbagliata.
Sempre, sempre sotto pressione.
Perché vivere in una società standard, con modelli prestabiliti, che devono andar bene per tutti, per un Aspie significa utilizzare strumenti che non le appartengono e dover riuscire a far bene le cose con questi.
Significa deframmentare il tuo linguaggio, fare in modo di mettere gli altri in condizione di farti capire. Sempre.
Significa concentrazione all'ennesima potenza anche solo per ascoltare una banale spiegazione o discorso.
Significa andare letteralmente in tilt per un rumore, suono o luce.
Significa rivisitare sempre un testo che si scrive perché le parole spesso le scrivi al contrario.
Significa sforzarsi di rallentare per restare al passo con le persone che hai attorno e percepire dentro di te come una morsa che ti stringe ogni volta che rallenti.
Essere una Aspie significa riadattare la tua percezione ai sensi comuni ma mantenere inalterati i tuoi sensi perché sono la tua guida interiore e psicologica.
È distruzione e rinascita, senza avere il tempo di respirare tra un intervallo ed un altro.
Significa far inciampare il pilota automatico della persona che hai davanti. E il più delle volte diventare il capo espiatorio della sofferenza di questa.
Ma essere una Aspie, per me, non significa avere solo disturbi dello spettro autistico.
Significa costruire nuovi linguaggi accessibili a tutti.
Significa rappresentare "la maglietta fallata" di una fabbrica di magliette.
La maglietta su cui non verrà applicato il codice a barre per la vendita.
La maglietta che verrà gettata nel cesto delle difettose.
Il che per molti può sembrare un rifiuto ma credetemi, è una benedizione.
Essere la minoranza, essere in quel cesto, è il posto più duro, cazzuto e meraviglioso che può esistere.
Lì puoi vivere nei tuoi infiniti schemi, avere i tuoi rituali, avere nella testa molte opzioni alternative, riuscire ad essere nel flusso, disegnare e poi scrivere e poi ballare tutto in dieci minuti. In quel "cesto" si parla il linguaggio della natura, della Terra e dell'anima.
E la cosa più sorprendente di tutte è che l'accesso è libero a tutti. Oltre le regole.
Ed io, vi sto invitando ad entrare.
Avvicinarsi ed entrare nel mondo di un Aspie significa dirottare il proprio modello di vita verso l'isola che non c'è e sorprendersi nel trovarla.
Per una Aspie parlare pubblicamente ed aprirsi è molto, veramente molto difficile.
Ma quando a prenderla per mano sono i suoi valori e l'infinita forza emotiva, una Aspie decide che è arrivato il momento, chiude gli occhi e si butta.
Il mio momento è arrivato.
So che al mio atterraggio non sarò sola.
Perché il mondo sta cambiando e quel cesto si sta riempiendo.
Siamo tanti, ognuno con i suoi colori, i suoi schemi e i suoi simboli.
Essere una Aspie o se piace di più Indaco, significa per me la possibilità di distruggere i modelli prestabiliti, puntare la Luce verso l'ignoto e far nascere nuovi linguaggi.
Accessibili a tutti, dentro o fuori dal quel cesto. Ma a tutti.
C'è un mondo nel mondo.
Con Amore
Michela
Qui potete trovare una fantastica descrizione:
http://www.spazioasperger.it/index.php?q=articoli-divulgativi&f=43-sei-un-aspie-se
Test Aspie: https://www.rdos.net/it/
Fonti: https://www.lastampa.it/cronaca/2017/04/24/news/noi-aspie-non-siamo-alieni-funzioniamo-solo-in-modo-diverso-1.34623369
http://www.spazioasperger.it/index.php?q=articoli-divulgativi&f=43-sei-un-aspie-se
https://mondoaspie.com/la-sindrome-di-asperger/
Questo articolo può essere condiviso e divulgato rispettando il lavoro svolto citando la fonte dello stesso Blog e le relative fonti esterne citate dallo stesso.
©Diario di una ragazza indaco di Michela Marini
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