venerdì 24 ottobre 2014

Sentirsi chiamare durante il sonno




Di chi è la voce che ci chiama mentre dormiamo?


In questo articolo proviamo a spiegare questo "fenomeno" dall'aspetto paranormale. Sono molte le persone che durante il sonno vengono svegliate da una voce, forte e chiara, che pronuncia il loro nome.

Le teorie riguardanti questa voce che spezza il sonno di chi dorme, sono varie; per lo più l'argomento viene trattato scientificamente, come un allucinazione ipnopompica del sonno provocata dalla nostra mente collegata all'inconscio. In questo articolo, oltre a fornire l'aspetto tecnico/scientifico, proveremo ad andare oltre una spiegazione di carattere razionale, come è solito fare in questo blog, cercando di proporre le varie tesi riguardante questo fenomeno.

La mente, pensiamo di conoscerla e di conoscerci alla perfezione ma se prestiamo un po' più d'attenzione a quello che ci accade ci rendiamo conto che può fare cose strabilianti. Certo, lo fa in modi che spesso ci sono incomprensibili; ogni sua reazione, però, sembrerebbe avere un solo fine: proteggerci.

Durante la veglia ma anche durante il sonno, la nostra mente attiva un super-controllore, una specie di guardia del corpo che ha il compito di tenere a bada il mondo dell'inconscio: il subconscio. È proprio lui l'autore dei nostri sogni e incubi perché durante la notte, quando la coscienza cede il posto all'incoscienza, rimaneggia i contenuti presenti nell'inconscio e ce li propina senza che ce ne rendiamo conto, nascondendoli dietro le immagini oniriche. Qualche volta, però, qualcosa interferisce in questo meccanismo quasi perfetto: la realtà esterna. Quando accade hanno luogo fenomeni apparentemente inspiegabili che i meno esperti associano al mondo del paranormale ma che, in realtà, hanno altre spiegazioni: le allucinazioni ipnopompiche.

Il sonno ipnopompico e le allucinazioni ipnopompiche
Quelli di voi che hanno avuto l'impressione di svegliarsi perché si sono sentiti chiamare per nome da qualcuno che non era con voi nella stanza da letto alzino la mano! Si tratta di allucinazioni ipnopompiche. Quella del sentirsi chiamare è la più frequente ma ce ne sono moltissime altre. Si verificano, in particolare, durante il sonno ipnopompico, quello che precede la veglia: ecco perché subito dopo ci svegliamo! In realtà, secondo la scienza, la voce che sentiamo chiamarci non è reale ma il frutto di una nostra fantasia.

 
Le allucinazione ipnagogiche sono molto piu' frequenti di quello che si pensa. Il passaggio dalla veglia al sonno comporta un cambiamento a livello cerebrale, un rallentamento e un'ampiezza diversa di alcune onde. Per quanto il cervello cosi come il corpo siano allenati a questi passaggi nei vari stati del sonno può capitare che essi avvengano in modo più brusco e il nostro organismo agisce di conseguenza.
Le allucinazioni ipnagogiche avvengono nel passaggio dalla veglia al sonno; le allucinazioni più frequenti riguardano il sentire voci o bisbigli,il sentirsi sfiorare.


Un interpretazione che va oltre..di Francesco Lamendola

Questa notte, di colpo, una voce mi ha chiamato nel perfetto silenzio delle ore morte, quando la stanchezza getta la maggior parte dei viventi nei regni misteriosi del sonno, ove è difficile separare la realtà dall'immaginazione.
Non aveva particolari inflessioni; non si capiva con certezza neppure se fosse maschile o femminile, anche se qualcosa mi diceva che doveva essere una voce di donna. Mi ha chiamato per nome, una volta sola, ma con una nitidezza, con una intensità struggenti: più che una chiamata, sembrava una invocazione, un appello.

Dormivo e sognavo: che cosa stessi sognando, non lo so; non ricordo quasi mai i sogni della notte. Ma di una cosa sono certo - nella misura in cui si può parlare di certezze, entro le regioni umbratili del sonno: che quella voce, quella chiamata, quell'appello, non faceva parte del sogno. Qualunque cosa stessi sognando in quel momento, la voce non proveniva da esso, ma da altrove: dal di fuori, qualsiasi cosa possa significare quest'ultima espressione.

La mia certezza, relativa, non si basa soltanto su impressioni soggettive, più o meno labili, più o meno evanescenti, ma riposa su di un dato chiaro, incontrovertibile: che quella voce, ed essa soltanto, mi ha svegliato bruscamente, traendomi fuori dal sogno.
E la sensazione di realismo era così netta e precisa, che, ancora in uno stato intermedio fra il sonno e la veglia, ho borbottato a voce alta qualche cosa, come per rispondere a quella chiamata. Ero sicuro, infatti, assolutamente sicuro, che qualcuno mi avesse realmente chiamato: e, per prima cosa, mi rivolsi a colei che mi giaceva accanto. Ma ella dormiva tranquilla, né il mio soprassalto l'aveva svegliata: non era stata lei, dunque, a chiamarmi; neppure in sogno, dato che il suo respiro era regolare e non mostrava alcun segno di agitazione.

Sono rimasto interdetto: nel silenzio assoluto della casa, in quell'ora della notte in cui non giunge il minimo rumore nemmeno dalla strada, si sarebbe udito anche il più lieve sospiro, anche il fruscio di una foglia staccata dal vento. Ma, da dietro le imposte, non giungeva che il suono ovattato della pioggia, monotono, incessante, che proseguiva dalla sera prima e andava avanti sempre uguale, come se non avesse dovuto mai più avere fine.
Allora ho pensato a una persona cara che vive sola, in non buone condizioni di salute; e il cuore mi si è riempito di angoscia. Si era trattato forse un avvertimento, di una premonizione, di una richiesta d'aiuto? Impossibile saperlo; e, se avessi telefonato per sincerarmene, avrei spaventato a morte quella persona. Bisognava attendere fino al mattino, dunque; e sarebbe stata un'attesa decisamente lunga, interminabile.

Mi sono alzato, sono andato a controllare l'ora: le due meno un quarto. Tornato a letto, ho dormito poco e male, assopendomi per brevi momenti e sognando, neanche a farlo apposta - e, questa volta, ricordandomene benissimo al risveglio - che fosse capitata una disgrazia a quella persona. Insomma, una notte difficile. Per fortuna, sono uso ad alzarmi molto presto; ma ho dovuto comunque attendere ancora parecchio, prima che venisse un'ora decente, per poter telefonare. Dopo di che, un peso mi è caduto dal cuore: non era successo niente, per fortuna.
Ma allora, rimane la domanda: chi mi ha chiamato per nome, questa notte, strappandomi al sonno con una tale sensazione di cosa reale?
Da dove proveniva quella voce, se non veniva dai regni misteriosi del sonno, ma da qualche altra dimensione dello spirito?
E, soprattutto, che cosa voleva dirmi?

Se mi sono soffermato su un episodio in apparenza così insignificante, è perché so che a molti di noi, praticamente a tutti, capitano cose simili, anche se non viene loro attribuita alcuna importanza e vengono poi dimenticate in fretta, come fatti curiosi, ma perfettamente inutili.
Ma, soprattutto, mi ci sono soffermato perché so che il sonno non è semplicemente il luogo dove la coscienza entra in uno stato diverso da quello del mondo della veglia, bensì una porta d'accesso alle regioni profonde dello spirito. E quando dico lo spirito, non intendo solo lo spirito individuale, la mente finita di un determinato soggetto; ma lo Spirito universale, la Mente cosmica, che comprende ed abbraccia tutte le coscienze particolari, anzi, tutto ciò che esiste al presente, tutto ciò che è esistito nel passato e tutto ciò che esisterà in futuro.

A moltissime persone, dunque, se non a tutte, accadono fatti come quello sopra descritto; e ad alcune, poi, ne accadono anche di più misteriosi, perfino di inquietanti, e con molta maggiore frequenza che ad altre.
Un tempo, tutti gli esseri umani possedevano facoltà supernormali: potevano comunicare telepaticamente, vedere nel passato e nel futuro, assistere a fatti lontani nello spazio e perfino proiettare il proprio «doppio» fisico in un altro luogo. Poi, poco alla volta, con l'avvento della «civiltà», essi hanno perduto queste facoltà; e si sono sforzati di sostituirle mediante la tecnologia, che rende loro possibili alcune di tale operazioni (ma solo le più esteriori), servendosi di macchine e di circuiti elettronici.

Finché, da ultimo, solo pochi individui, particolarmente dotati sul piano medianico, hanno conservato una parte di quell'antico patrimonio, magari a propria insaputa, e, quel che più conta, ormai incapaci di farne un uso consapevole, perché sprovvisti del bagaglio intellettuale e spirituale entro il quale tali facoltà s'inserivano armoniosamente.
È anche questo che s'intende, nel contesto della Tradizione iniziatica, quando si parla di regresso, e non di progresso, dell'umanità «storica»; quando si parla di una «caduta» rispetto ad uno stato originario di completezza e di consapevolezza cosmica. E tutte le singole tradizioni dei vari popoli e delle diverse culture ne recano traccia: quella greca e romana, ad esempio, nel mito delle quattro età: dell'oro, dell'argento, del bronzo e del ferro. Una scala discendente, come si vede, non certo una scala in ascesa verso «le magnifiche sorti e progressive».

Per quel che riguarda il sonno, nella cultura contemporanea le dottrine psicanalitiche freudiane si sono velocemente diffuse ed imposte quasi con la forza di una nuova religione, più che di una verità scientifica; una religione alla rovescia, peraltro, basata sullo strano culto di forze inconsce, primitive e terribili, assetate di parricidio e d'incesto, e che devono essere placate mediante oscuri rituali semi-ipnotici, che ricordano delle basse forme della magia nera.

Ma il sogno non è, semplicemente, l'espressione e il soddisfacimento mascherato dei nostri più oscuri impulsi sessuali; non è il surrogato di una azione consapevole dell'io cosciente, cui la censura del super-io inibisce una manifestazione esplicita; è qualche cosa di molto più complesso e di molto più elevato.
Nel sogno, noi entriamo in contatto con le innumerevoli entità della Mente universale: presenze del passato e del futuro, presenze che incontreremo in seguito o che, forse, non incontreremo mai sul piano fisico, ma cui siamo tuttavia legati su quello spirituale; presenze umane e non umane, evolute e primitive, benevole e maligne; perfino larve psichiche e agglomerati temporanei, residui di menti in via di dissoluzione; e, ancora, vampiri psichici in attesa febbrile di potersi gettare su una mente ben formata, ma debole e facilmente soggetta ad «invasioni» astrali.

In breve, come credevano gli antichi (ne abbiamo vari esempi nei poemi classici, in Omero e in Virgilio), e come aveva intuito Jung, nel sogno noi superiamo le barriere dello spazio e del tempo e diveniamo capaci di entrare in comunione - non in comunicazione, si badi: la comunione è qualcosa di molto più forte e immediato - con qualsiasi altra realtà del mondo spirituale, di inviare e ricevere messaggi, di vedere e di sapere anche ciò che l'io cosciente non potrebbe mai sapere e vedere, se non mediante l'aiuto di mezzi esteriori.

Innumerevoli sono i casi documentati relativi a persone che, nel sonno, hanno ricevuto notizie di eventi lontani, che nessun altro ancora conosceva; che hanno saputo, con certezza assoluta, cose che solo in un secondo tempo sono state rese note ai sensi ordinari. Il fatto è che la scienza odierna - razionalista, materialista, quantitativa - vede solo ciò che conferma il suo orgoglioso paradigma, e gira la testa dall'altra parte, quando si vede minacciata nelle proprie illusorie sicurezze, nei propri dogmi intoccabili e nei propri vieti pregiudizi.

Così, se una voce misteriosa ci chiama per nome nel cuore della notte, è molto probabile che non si tratti di una illusione dei sensi, di un capriccio del caso. Nel mondo dello spirito non esiste il caso e non esistono capricci; nulla è privo di un significato ben preciso.

Lo scetticismo e il relativismo materialisti ci hanno familiarizzati anche troppo con l'idea del caso, a cominciare dal nostro concepimento e dalla nostra morte, che avverrebbero sostanzialmente a caso: una visione nichilista, carica di sconsolato pessimismo, che ci impedisce di levare lo sguardo verso l'alto e di vedere la bellezza e l'armonia che connettono ciascuna cosa con tutte le altre, in una tela mirabilmente ordinata e complessa.

La voce che ho udito questa notte, comunque, non sembrava provenire dal sogno, ma dall'esterno: è difficile ammettere che avrebbe avuto la forza di destarmi da un sonno profondo, se avesse fatto parte del sogno. È chiaro che essere in grado di ricordare i propri sogni, in casi del genere, può rivelarsi di grande aiuto per riuscire ad interpretarli; ma potrebbe anche rivelarsi fuorviante. Se vi sono voci che non vengono dai sogni, infatti, la trama del sogno, restituita alla memoria cosciente, avrebbe il solo effetto di portare fuori strada, suggerendo una spiegazione illusoria.

Ma è possibile che qualcuno o qualcosa ci chiamino nella notte, nel sonno, ma non nel sogno; e che la sua voce si faccia udire per mezzo di un senso diverso dall'udito, così come vi sono cose che si lasciano scorgere mediante una facoltà diversa dalla vista materiale?
E, se lo è, da dove proviene un simile richiamo, un richiamo che c'interpella personalmente, come da parte di chi ben ci conoscesse?

Per rispondere affermativamente alla prima domanda, è necessario ammettere che il sogno non esaurisca affatto la dimensione dell'«altrove», che si manifesta a noi nel sonno; che il sonno, in altri termini, contenga molte più cose di quel che siamo comunemente disposti ad ammettere - cose che non vengono solamente dal nostro inconscio, ma anche dal superconscio, ovvero dalla Mente universale cui abbiamo accesso mentre dormiamo, e della quale siamo parte - salvo dimenticarcene allo stato di veglia, allorché ci troviamo sotto il ferreo dominio dell'ego e del suo consueto strumento di conoscenza: il Logos strumentale e calcolante.
Ammettendo tutto ciò, anche solo come plausibile ipotesi di lavoro, ci troviamo in condizione di poter rispondere anche alla seconda domanda: le voci che ci chiamano vengono da un'altra dimensione, che, tuttavia, interseca la nostra: e il punto d'intersezione si trova, appunto, negli stati di coscienza diversi da quello desto e razionale, che, quanto alle cose dello spirito, è cieco come una talpa, e sordo come un campanaro o un artigliere dai timpani sfondati.

Quanto, poi, all'origine specifica delle voci e delle chiamate, evidentemente è necessario che ciascuno s'interroghi e cerchi da se stesso la risposta: il che diviene possibile qualora si sia disposti a interpretare i segni, che ripetutamente ci vengono mandati, come tali, e non come bizzarre coincidenze o come curiosi accidenti.

La nostra vita è costellata di segni che vengono dalle dimensioni spirituali: da quelle superiori, così come, talvolta, da quelle inferiori.
Il più delle volte, noi non li scorgiamo neppure: se lo facessimo, certamente impareremmo qualcosa e faremmo qualche progresso sulla strada della realizzazione spirituale. Come minimo, incominceremmo a conoscerci un po' meglio.

Vi sono persone sconsiderate le quali, per leggerezza e smania di novità, giocano imprudentemente con le presenze spirituali, restandone spesso ingannate e, qualche volta, addirittura assoggettate, ad esempio con le cosiddette sedute spiritiche o, peggio, improvvisandosi apprendisti stregoni con i rituali della magia - magia nera, s'intende, perché la magia bianca non è che una pia frode, una contraddizione in termini.

Così, la società moderna sembra oscillare fra questi due estremi: il rifiuto aprioristico della dimensione «altra», e la credulità sconfinata, irresponsabile, nei confronti di tutto ciò che abbia un sia pur vago sentore di straordinarietà. Gli uni non credono a niente, nemmeno se posti davanti all'evidenza dei fatti; gli altri credono a tutto, come dei bambini smaniosi di cose nuove e di giochi originali: ed entrambi si pongono in modo sbagliato davanti alla realtà spirituale.

Decodificare i messaggi che ci vengono dalle regioni dell'altrove è cosa che richiede disciplina, umiltà, intelligenza e apertura; e, soprattutto, è cosa che presuppone un certo allenamento interiore, una certa capacità di scavare dentro se stessi, alla ricerca della verità: di quel divino che, come diceva Froebel, si trova già nell'uomo, solo che egli sia capace di riconoscerlo e di portarlo finalmente alla luce.


Allucinazioni o realtà cognitive? (1998)di Giulia M. d'Ambrosio


Non è necessario soffrire di "pieroangelismo" per allevare, dentro di noi, un cauto approccio nei confronti di tutta la fenomenologia che riguarda gli Incontri Ravvicinati, specialmente quelli dal terzo tipo in poi. Ci troviamo, infatti, di fronte a un fenomeno che non ha contorni così chiaramente definiti, perché si tratta di un campo in cui fattori neurologici, biochimici, sociologici e psicologici giocano ruoli del tutto nuovi, combinati in un modo tanto complesso quanto inusuale.

E' importante che questa nuova frontiera venga esplorata con il massimo dell'apertura, intellettuale ed emotiva. E' importante non essere guidati dalla sola razionalità, cioè da prove di laboratorio, né da posizioni fideistiche: entrambe non hanno nulla a che vedere con la serenità di spirito con cui si devono condurre simili studi.

Altrettanto importante è che i bisogni profondi - da un punto di vista psichico - di chi si occupa del fenomeno siano sufficientemente coscienti da portare al minimo il rischio che ad analizzare i dati siano le proiezioni degli scienziati impegnati sul campo.
Alcuni studiosi del campo neurologico (1) hanno cercato di interpretare i fenomeni IR 4 come legati a diversi meccanismi di ordine fisiologico che occorrono piùo meno normalmente, come ad esempio l'evento che viene denominato "paralisi nel sonno".

Durante questo stato, per la durata massima di un minuto, può succedere che il dormiente si svegli e che i suoi sensi siano del tutto funzionanti, ma che il corpo sia bloccato. E' un'esperienza che pare sperimentino tutti gli adulti, mediamente una volta ogni due anni. A questa forma semplice di paralisi si affianca una variante con allucinazioni, molto rara, che sembra verificarsi nelle fasi di passaggio tra il sonno e la veglia.

Si intende con "allucinazione" una percezione del tutto soggettiva, che si verifica in mancanza di un oggetto reale da percepire. Le allucinazioni congiunte alle paralisi nel sonno - dette "ipnagogiche" - vengono descritte nei testi di neurologia come fenomeni di liberazione, verosimilmente legate al "riposo" delle funzioni di coscienza del cervello. Nelle forme allucinatorie con paralisi si possono avere visioni, sentire suoni o voci o addirittura si può avere l'impressione di toccare, di essere toccati, di muoversi, di avere un peso sul petto, di sentire odori. Si possono vedere luci o nebulosità luminose e i sintomi si possono accompagnare ad "Out of the Body Experiences" (OBE), sensazioni di uscire dal proprio corpo e di librarsi all'interno della stanza o all'aperto. La durata di simili fenomeni pare essere di una decina di minuti al massimo.

Apparizioni tranquillizzanti, nel corso di questi eventi, sembrano essere rare. Più spesso le persone identificano con mostri, fantasmi o vampiri le entità che sembrano animare in modo così improvviso le loro notti. Salvo poi rendersi conto di aver vissuto un'esperienza in uno stato alterato di coscienza. L'allucinazione appare perfettamente inserita nell'ambiente in cui la persona si trova in quel momento, dandosi quindi un'impressione di estremo realismo. Oltre che in persone che usano attivare il loro patrimonio cerebrale con sostanze chimiche di vario genere, e al di là degli stati patologici (psicosi), queste esperienze paiono verificarsi soprattutto in condizioni di stress - ed è ciò che riferiscono anche le persone che hanno delle OBE indesiderate. Le paralisi con allucinazioni sono probabilmente OBE non riuscite.

Da sempre l'umanità dichiara di vedere "demoni, fantasmi, vampiri, lupi mannari, mostri e folletti" (1): provenienti da un mondo parallelo al nostro o materializzazioni di archetipi dell'inconscio collettivo che siano, il fenomeno è universale, presente fin dagli albori della civiltà attuale, descritto anche dagli autori classici come Orazio, Plutarco, Erodoto, Apuleio e Galeno.

Il campo, a questo punto, non è più di stretta pertinenza della neurologia, ma della psicologia analitica (2), che può aiutarci a identificare larga parte di questi fenomeni come un prodotto semionirico, legato alle parti "Ombra" del soggetto che le produce. L'inconscio prende spunto da forme e concetti che gli esseri umani hanno codificato fin dall'inizio della vita psichica, quando la sopravvivenza sembrava collegata soprattutto alle mere forze del destino e non vi era alcun concetto di autodeterminazione. Sono questi mostri antichi, i compagni quasi palpabili delle lunghe notti dei nostri progenitori, che utilizziamo per rappresentare, in modo comprensibile, le forze oscure che, da dentro di noi, attendono di essere portate alla coscienza.

Da ultimo, è possibile che le visioni siano legate alla produzione di allucinogeni endogeni - cioè prodotti dal nostro encefalo. Oppure che si possa seguire un "modello psicofisiologico", a causa del quale stato di sogno e stato di veglia potrebbero sovrapporsi, con una penetrazione della paralisi muscolare tipica del sonno REM (3) all'interno dello stato di veglia cosciente, e con una sovrapposizione delle immagini del sogno alla percezione reale dell'ambiente circostante.

Chi prova esperienze di OBE o di paralisi con allucinazioni riferisce la paura o al momento della sensazione di "stacco" dal corpo (per le OBE) o successivamente al ripristino dello stato normale di coscienza - in una sorta di "shock del ritorno". Sia le OBE che le paralisi con allucinazioni sono vissute intensamente nell'attimo stesso in cui sono esperite e non vi è spazio per le emozioni dirette, che irrompono invece come una vampata successivamente alla presa di coscienza: cioè la vera paura si respira dopo, quando la razionalità può riprendere il sopravvento e si trova a fare i conti con qualcosa che è stato incontrollabile.

La maggior parte dei tecnici della neurologia e della psicoterapia non credono alla realtà oggettiva degli extraterrestri, e tanto meno al fenomeno degli IR4. Non sappiamo però se abbiano avuto contatto con qualche caso, e pensiamo di no. E' probabile, effettivamente, che una parte dei risultati della casistica esistente sia frutto di un influenzamento da parte di psichiatri che già credevano ai fenomeni di Incontro. A questo proposito è bene ricordare che le memorie estratte sotto ipnosi non sono probatorie di realtà, in sé e per sé, ma devono essere conglobate alla vita del soggetto, ai suoi sogni, alle fantasie e all'espressione creativa per avere un senso. Si tratta perciò di condurre un lavoro approfondito sulle persone, e quindi le statistiche che producono dati basati sulla testimonianza di centinaia di persone sono probabilmente inattendibili, dato il lungo e complesso lavoro necessario per srotolare in modo univoco le "vite parallele" dei soggetti che riferiscono gli Incontri.


Cosa dobbiamo veramente cercare? Ci sono in giro molte teorie e nessuna esposizione di una metodologia di lavoro seriamente condotto. In questo senso - e riprendo l'affermazione all'inizio - l'approccio al fenomeno deve essere cauto, tenendo presente ogni genere di teoria. Ma ci deve essere il supporto di un grande rigore professionale: prima fra tutti, la regola di non parlare in senso definitivo di ciò che non si conosce direttamente.
(1) Bruno Severi - "La Sleep Paralysis e gli Alieni" - Quaderni di Parapsicologia, Ed. C.S.P., vol. XXIX, marzo 1998, nr.1
(2) Carl Gustav Jung - "L'Uomo e i suoi Simboli" - Ed. Cortina, 1983
(3) REM significa "Rapid Eyes Movements", movimenti rapidi degli occhi; si osservano quando una persona sta sognando. Questa fase del sonno è accompagnata da un completo rilassamento di tutte le strutture muscolari.



Fonti:
http://fantasmiinfuga.blogspot.it/2013/03/i-5-strani-fenomeni-legati-al-sonno-che.html
http://www.edicolaweb.net/
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=29250
http://www.primocontatto.net/articoli/abduction.html
Fonte immagine:
http://platinumcheese.com/2012/02/21/art-chat-with-stella-im-hultberg/
Rivisto da: ragazzaindaco.blogspot.com

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