Il multiverso e l’idea dell’infinita ripetizione delle storie..
E' il concetto di multiverso,cioè la possibilità che esistano infiniti universi e perciò infiniti mondi che potrebbero ospitare altrettante terre con forme di vita differenti.
Ma è davvero così? Nonostante questa idea sia alquanto affascinante, tuttavia qualche scienziato rimane molto scettico. È il caso di due ricercatori spagnoli che hanno pubblicato di recente un articolo dove criticano l’idea dell’infinita ripetizione delle storie, che è strettamente collegata al concetto di storie alternate, ma anche a quello degli universi paralleli o persino all’interpretazione dei molti mondi Francisco Josè Soler Gil dell’Università di Siviglia e Manuel Alfonseca dell’Università Autonoma di Madrid hanno presentato due proposte, una basata sulla cosmologia classica e l’altra sulla meccanica quantistica, in base alle quali si suppone che noi viviamo in un Universo infinito nel quale ogni storia viene ripetuta nello spazio un numero infinito di volte.
Considerando separatamente le due proposte, gli scienziati affermano che esse sono fortemente speculative, anche se spesso vengono presentate come dei concetti plausibili. Inoltre, gli scienziati affermano che effettivamente non siamo in grado di sapere se viviamo in un ‘Universo infinito’ dato che anche un‘Universo finito’ sembra altrettanto probabile. L’idea che sta alla base dell’infinita ripetizione delle storie nello spazio è che, se prendiamo noi stessi per un attimo e cambiamo una cosa, ad esempio modifichiamo il colore della nostra maglietta da bianca a nera, ci sarà un'altra copia di noi stessi da qualche parte che sarà esattamente uguale a noi tranne per questa piccola differenza (il colore della maglietta). Se poi il colore della maglietta diventa rosso, ci sarà una terza copia di noi stessi e così via. Continuiamo a modificare, ad esempio, il nostro bicchiere d’acqua e lo facciamo diventare caffè, in questo caso ci sarà ancora un’altra copia di noi stessi. In più, ci saranno le copie di tutti i rispettivi universi formando così un numero infinito di copie. Nel loro articolo, Soler Gil e Alfonseca sostengono che “in un Universo infinito, ogni possibile evento accade un numero infinito di volte”. Questa idea delle infinite ripetizioni si incontra nella filosofia e nella mitologia antica e oggi anche nelle storie di fantascienza. Ci si chiede, però, se essa possa avere una identità scientifica e quindi possa occupare un posto nella Scienza ufficiale.
Nella prima proposta che analizzano Soler Gil e Alfonseca, Ellis e Brundrit affermano che il concetto delle infinite ripetizioni deriva in maniera logica dalla fisica relativistica classica. In altre parole, a) se l’Universo, il numero dei pianeti e delle galassie, e il numero delle possibili storie, come ad esempio quella a noi familiare che dura ormai da 13,7 miliardi di anni, sono infiniti; b) se la probabilità che esista la vita basata sulla molecola del DNA è maggiore di zero; c) se il numero delle molecola del DNA su cui si basano le forme di vita è finito (dato che la dimensione della molecola del DNA non può essere arbitrariamente grande), allora un Universo infinito deve contenere un numero infinito di copie relative al numero finito di forme di vita basate sul DNA e alcune di esse seguiranno delle linee di storia molto simili o addirittura identiche. Possiamo altresì dire che storie infinite più forme di vita finite vuol dire che le storie di quelle forme di vita si ripeteranno un numero infinito di volte.
A queste conclusioni, Soler Gil e Alfonseca ribattono affermando che non si è certi che la probabilità che la vita si basi sul DNA sia maggiore di zero. In più, considerare la nostra esistenza o un numero finito di casi in cui la vita esiste su altri mondi non possono essere presi a supporto per dedurre che la probabilità sia maggiore di zero. Di conseguenza, il numero infinito delle storie diventa maggiore del numero infinito dei singoli esseri viventi, in questo modo ogni pianeta che sia compatibile per l’esistenza della vita può avere la propria storia. La seconda ipotesi, analizzata da Garriga e Vilenkin, riguarda un numero finito di storie ma si basa sul concetto della meccanica quantistica in base al quale regioni discrete di spazio possiedono quantità finite di energia. Nell’interpretazione delle storie non coerenti della meccanica quantistica, l’Universo infinito può essere suddiviso in un numero infinito di regioni che sono disconnesse casualmente dato che sono separate dagli orizzonti degli eventi. Garriga e Vilenkin deducono perciò che il numero delle possibili storie in ogni regione è finito perché la quantità di energia di ogni regione è finita e, secondo la meccanica quantistica, essa è quantizzata. Per farla breve, un numero infinito di regioni più un numero finito di possibili storie in ciascuna regione vuol dire che ogni storia si deve ripetere un numero infinito di volte. Soler Gil e Alfonseca criticano quasi tutte le assunzioni di questa ipotesi, a partire dal tentativo di applicare la meccanica quantistica alla cosmologia, pura speculazione senza fondamento sperimentale. Emergono poi altri problemi quando si prendono in considerazione gli effetti gravitazionali dei buchi neri e l’espansione dell’Universo, che può potenzialmente aumentare il numero delle possibili storie in maniera indefinita, impedendo le ripetizioni.
Ma la critica maggiore da parte degli scienziati spagnoli all’idea delle infinite ripetizioni in entrambe le ipotesi è l’assunzione del fatto che l’Universo sia infinito. Capire se l’Universo sia o meno infinito rimane una delle grandi domande aperte della moderna cosmologia a cui gli scienziati non potranno, forse, mai dare una risposta. Soler Gil e Alfonseca notano che, guardando al passato della storia della fisica, sono emerse delle situazioni in cui la presenza degli infiniti sembrava un ostacolo impossibile da superare mentre invece la formulazione di teorie sempre più avanzate ha permesso di eliminarli. Ad oggi, però, le due teorie fondamentali che abbiamo a disposizione, e cioè la meccanica quantistica e la relatività generale, prevedono entrambe gli infiniti: nella relatività li incontriamo nelle singolarità dei buchi neri e nel Big Bang; nella meccanica quantistica, si trovano nell’energia del vuoto e in certe parti della teoria quantistica dei campi. Forse, entrambe le teorie sono semplici approssimazioni di una terza e più generale teoria che non presenta infiniti. Nonostante ciò, mentre Soler Gil e Alfonseca non possono al momento dimostrare la veridicità del concetto delle infinite ripetizioni, essi sottolineano il fatto che il punto cruciale della loro critica è quello di mostrare che l’idea rimane comunque nell’ambito della filosofia o della fantascienza e non nell’ambito della cosmologia moderna e la definiscono “scienza ironica”. Insomma, l’idea che le nostre vite siano ripetute un numero infinito di volte da qualche parte nello spazio non è in alcun modo certa o lontana dall’essere considerata probabile o plausibile.
Universi paralleli
Gli universi paralleli sono uno "specchio" della nostra dimensione e provano che la nostra non è l'unica "realtà". Questi mondi alternativimostrano i diversi svolgimenti che la storia avrebbe potuto prendere.
Gli universi paralleli sono oggetto di grande interesse e curiosità, perché offrono la possibilità di vedere "concretamente" le versioni alternative della nostra realtà su piani dimensionali di esistenza simultanei ma separati. Concettualmente gli universi paralleli si possono definire come uno specchio del nostro universo.
Meccanica quantistica
La spiegazione scientifica delle dimensioni parallele è stata teorizzata da alcuni scienziati umani nel tardo XX secolo. La meccanica quantistica, che costituisce un ramo collaterale e rivoluzionario della cosiddetta fisica "classica", ha il merito di aver introdotto cambiamenti fondamentali nelle teorie che riguardano la natura dell'universo. La meccanica quantistica si basa su formule che determinano l'azione delle particelle subatomiche e la loro relazione con l'universo circostante.
Uno dei più interessanti sviluppi della teoria quantistica è l'interpretazione dei "molti mondi" della meccanica quantistica, secondo cui per ogni evento possibile esiste una realtà quantica alternativa, ossia un universo parallelo. In parole povere, se lanciando per aria una moneta, in questo universo questa ricade per terra dal lato della croce, esiste una realtà parallela in cui la moneta mostra invece la testa, e persino un'altra in cui la stessa moneta cade di taglio. Tutti gli esiti possibili, di tutti i possibili eventi, possono potenzialmente verificarsi in un infinito numero di universi multipli.
Maggiore è la portata dei cambiamenti avvenuti, più aumenta la differenza fra gli universi; in una realtà alternativa potrebbe cambiare solo la posizione di un singolo atomo, mentre in un'altra potrebbe essere mutato il destino dell'intera Galassia.
Il nostro Universo potrebbe essere veramente grande, immenso ma finito, oppure potrebbe essere infinitamente grande. Entrambi i casi sono possibili ma se è vero il secondo caso allora ciò potrebbe implicare l’esistenza di tanti modi con cui la materia può esistere e aggregarsi. Ma se l’Universo è infinitamente grande, può ospitare un numero infinito di universi paralleli.
L’idea di universi paralleli nella fisica fu estrapolata dalla meccanica quantistica diversi anni fa, ma non è ancora stata dimostrata, almeno a livello macroscopico.
Infatti alcuni anni fa è stato prodotto il cosiddetto “gatto di Schrodinger”, ossia “uno stato sovrapposto di due realtà”, uno in cui un gatto è vivo e contemporaneamente un altro in cui lo stesso gatto è morto.
In verità si potrebbe dire che si trattava, più che altro, di un “gattino” di Schrodinger, in quanto nell’esperimento si trattava di un atomo di rubidio, ergo ciò si applicava solo a livello microscopico.
Comunque sia, questa scoperta è stata un importante tassello per lo studio degli universi paralleli. Infatti si è riusciti a rilevare per la prima volta lo sdoppiamento di un singolo atomo ad una distanza rilevante fra i due “doppi” risultanti. Ciò è stato possibile a temperature vicino alla zero assoluto, poiché solo rallentando lo sdoppiamento esso poteva essere osservato prima che l’atomo di rubidio diventasse uno solo, sopprimendo in tal modo dal nostro universo l’altra realtà inizialmente scaturita per lasciarne in esistenza una sola.
Ma che dire di un sistema non quantistico?
Purtroppo è ancora impossibile per la nostra scienza osservare lo sdoppiamento di un oggetto macroscopico perché ciò avverrebbe così velocemente da non poter neanche essere rilevato in alcun modo. Infatti il “doppione” di un essere umano andrebbe a trovarsi in un altro universo parallelo situato ad una distanza incalcolabile dal nostro universo.
Fino a qualche anno fa, scienziati pensavano che tutti gli universi paralleli erano in effetti collegati fra loro da particelle ancora non osservate ma nondimeno teorizzate e denominate “tachioni” (dal greco “tachis” che significa “veloce” e “ioni”, ovvero particelle), ossia corpuscoli che viaggiano più veloci della luce nel vuoto, possiedono energia negativa e vanno “indietro nel tempo”. In effetti era solo una teoria, ma oggi, grazie al telescopio Keck I nelle Hawaii è stato possibile osservare un quasar è un nucleo galattico attivo che emette radiazioni intense, alimentate da un buco nero gigantesco al centro di una galassia e che illumina come un faro una rete di filamenti di gas che si estende per circa 2 milioni di anni luce.
LA RAGNATELA COSMICA
La ragnatela cosmica che collega fra loro le galassie è stata osservata per la prima volta, grazie alla luce diffusa da un quasar distante che ha illuminato i filamenti. Descritta sulla rivista Nature, la scoperta si deve allo studio coordinato dall’astronomo italiano Sebastiano Cantalupo, che lavora negli Stati Uniti presso l’università della California a Santa Cruz.
Come già detto sopra, il risultato è stato possibile grazie al telescopio Keck I nelle Hawaii. Il quasar è un nucleo galattico attivo che emette radiazioni intense alimentate da un buco nero gigantesco al centro di una galassia e illumina come un faro la rete di filamenti di gas che si estende per circa 2 milioni di anni luce. “Si tratta di un oggetto molto eccezionale: è enorme, almeno due volte più grande di qualsiasi nebulosa rilevata prima, e si estende ben oltre l’ambiente galattico del quasar” ha rilevato Cantalupo.
Il modello cosmologico standard, che descrive la formazione delle strutture nell’universo, prevede che le galassie siano incorporate in una ragnatela cosmica di materia, la maggior parte della quale (circa l’84%) sarebbe costituita da materia oscura invisibile.
La ragnatela risulta dalle simulazioni al computer sull’evoluzione della struttura dell’universo, che mostrano la distribuzione della materia oscura su larga scala, compresi gli aloni di materia oscura in cui le galassie si formano e la rete cosmica di filamenti che le collegano. La gravità fa in modo che la materia ordinaria segua la distribuzione della materia oscura, in modo che i filamenti di gas diffuso e ionizzato siano tenuti a seguire un modello simile a quello visto nelle simulazioni.
Finora, tuttavia, questi filamenti non erano mai stati osservati. “Abbiamo studiato altri quasar in questo modo senza rilevare tale gas esteso”, ha detto Cantalupo. “La luce del quasar – ha aggiunto – è come un fascio luminoso e in questo caso siamo stati fortunati che la torcia sia rivolta verso la nebulosa e illumini il gas”. I ricercatori pensano che il filamento osservato possa essere ancora più esteso e di aver visto solo la parte che viene illuminata dalla emissione del quasar.
Potrebbe esistere un metodo per verificare anche a livello macroscopico se vi siano universi paralleli?
Be’, forse noi potremmo osservare questi universi paralleli “durante ed attraverso i sogni”. Un precursore di tale idea è stato, nella prima metà del Novecento, l’inglese Dunne, autore del classico “An Experiment with Time”.
In effetti essa potrebbe spiegarci, al di là della cosiddetta ESP (“Extra-Sensory Perception”, la “Percezione Extra-Sensoriale”) e del cosiddetto “Paranormale” oggetto degli studi della parapsicologia, i tanti sogni che si avverano nei minimi particolari, perché in un universo parallelo il tempo potrebbe scorrere alla rovescia e quindi ciò che nel nostro universo è il futuro nell’altro universo sarebbe il passato, facendo quindi parte dei nostri ricordi. Un’altra caratteristica atta a confermare tale ipotesi sarebbe costituita da “déjà vu” e cioè il “già visto”, in quanto alcuni luoghi sarebbero già stati visitati durante i sogni in altri universi.
Anche la sensazione di cadere nel vuoto, oppure l’impressione di uscire da corpo (la cosiddetta OOBE o Out Of Body Experience, l’esperienza extra-corporea), potrebbe in realtà essere dovuta a viaggi in altri universi. Ciò potrebbe collegarsi altresì all’esistenza dell’ “anima”, un po’ come il film “Ghost”, perché i neutrini possiedono la proprietà di attraversare la materia come se nulla fosse, persino se si trattasse di una parete di piombo spessa 100 anni-luce, ed è per questo che sono ufficialmente chiamate “particelle fantasma”.
Chi scrive, ad esempio, è sicurissimo di aver sognato sua moglie prima di conoscerla, e sicuramente fenomeni del genere saranno accaduti pure ad alcuni lettori, anche se certi scettici alla Piero Angela e di obbedienza Cicap non saranno naturalmente d’accordo.
Ad ogni modo il concetto logico che ne scaturisce è che se lo sdoppiamento avviene a livello quantistico esso dovrebbe verificarsi anche a livello macroscopico, in quanto ciò che ci circonda è pur sempre fatto di ioni. In quest’ottica potrebbero allora esistere universi paralleli “ucronici” (dal greco “non-tempo”) in cui, per esempio, Hitler ha vinto la Seconda Guerra Mondiale, ovvero in cui i Giapponesi hanno sganciato bombe su Washington e New York. In effetti, di questi Universi Ucronici, ne parlavano anche il Popolo dei Maya che appunto raccontavano storie sul Tempo del Non Tempo, ovvero di un periodo di transizione, caratterizzato da profondi cambiamenti cosmici.
Vi potrebbero così pure essere universi in cui non esiste la luce oppure in cui non esiste materia ma solo energia.
Potrebbero perfino esistere universi formati esclusivamente da un buco nero (anche se magari in realtà anche noi potremmo vivere in un buco nero) ovvero da neutrini.
In universi di questo tipo si potrebbe essere immortali, poiché come abbiamo già detto i neutrini sono per così dire “eterei” e quindi indistruttibili.
Una cosa che si potrebbe verificare è che i neutrini viaggino più velocemente della luce nel vuoto. Ciò si potrebbe costatare nel corso dell’esperimento in programma fra alcuni anni nel Gran Sasso, in cui si produrranno a Givevra dei neutrini mediante l’acceleratore di particelle. Il tempo che impiegheranno ad attraversare la distanza Ginevra-Gran Sasso sarà cruciale per stabilire la loro velocità. Se infatti si osservassero i neutrini prima della loro produzione a Ginevra si avrebbe allora la prova inequivocabile che i neutrini sono davvero tachioni e quindi che viaggiano tra universi paralleli.
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Rivisto da: ragazzaindaco.blogspot.it
Trovo molto interessante questo blog e prendo in considerazione l 'idea di universi paralleli al nostro.
RispondiEliminaMi piace questo argomento e ci credo seriamente al Multiverso.
Ma, a parte tutto, la stessa "materia" che costutisce il nostro corpo è una forma di energia condensata. Forse ciò che è infinita nel tempo e nello spazio è proprio la STESSA Energia. In natura nulla si crea e nulla si distrugge !!! (Lavoisier)
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