Questo blog rappresenta un diario di viaggio. Tenta di donare spunti per entrare in contatto con voi stessi. E' importante ricordare sempre che le nozioni apprese dall'esterno sono solo un input e che le risposte sono da sempre presenti in voi.
Questo articolo può essere condiviso e divulgato rispettando il lavoro svolto citando la fonte dello stesso Blog e le relative fonti esterne citate dallo stesso.
In una notte qualsiasi una candela venne accesa per illuminare la fantasia di chi l'osservava.
Aleggiavano liberi nella notte i pensieri di chi l'ammirava.
Dalla strada il sogno impossibile di un passante vide la luce trapelare dalla finestra. Incuriosito si spinse in alto, sorpreso dalla bellezza che emanava la candela ed entrò nella stanza; timido si
avvicinò girandogli intorno, come fanno le farfalle quando corteggiano un fiore.
Il sogno e la candela iniziarono a danzare formando intorno a loro un vortice di stelle luminose che li
avvolse, trasformandoli in una lanterna magica.
Il giorno seguente,
il ragazzo che aveva perso il suo sogno, vide dalla vetrina di un negozio la Luce della lanterna magica. Incuriosito entrò nel
negozio e prendendola tra le mani vide, attraverso di essa, l'universo negli occhi di una ragazza che lo guardava dall'altra parte della strada.
La ragazza si avvicino girandogli intorno, come fa il sole quando ammira la terra, lo guardò e disse:
“Anche tu hai perso il tuo sogno?"
Il ragazzo ammutolito fece segno con la testa di si.
"Ieri sera mi sentivo persa ed ho camminato a lungo,
fin ché vidi da una finestra una luce bellissima! Sembrava un esplosione di
stelle!!"
Continuò la ragazza
Il ragazzo non aveva mai visto con i suoi occhi quello che
realmente stava accadendo in quella stanza, tra il suo sogno e la candela, ma
il suo cuore era stato li ed il racconto della ragazza non le era nuovo.
La ragazza proseguì:
"Questa mattina mi sono svegliata con il desiderio di
ritornare davanti quella finestra, sai, non conosco il reale motivo, ma dopo
aver visto quella Luce inaudita, i miei passi hanno ritrovato la strada ed
eccomi qui."
I due sognatori rimasero per pochi attimi in silenzio, si
guardarono profondamente negli occhi, un istante solo, e nello stesso attimo la
lanterna si spense.
Il ragazzo e il suo sogno si riunirono, lei scomparve
nell'attimo fuggente di un battito di ciglia ed una voce esclamò:
"Non lasciare che i tuoi sogni scappino via, non permettere
all'oscurità di nasconderli; quando ti sentirai perso accendi una candela, poi
chiudi gli occhi, ascolta le tue passioni, e vivi il tuo sogno”.
di Michela Marini
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L’opera del creatore ha messo davanti ai nostri occhi le
risposte che nei secoli il nostro intelletto ha chiesto ripetutamente alla
nostra anima di svelarci.
Se guardi oltre un semplice filo d’erba che nasce nel prato
e sai ascoltare, le sue rivelazioni non ti saranno nascoste.
Siamo tutti parte di un circuito animico che ci lega, a
nostra insaputa, l’uni agli altri.
Come le radici delle piante s’intrecciano e s'incrociano
sotto il manto della terra, le nostre vite si accendono di energia nel contatto
di un incontro.
Facciamo
parte di una ragnatela invisibile che disegna la vita di ogni singola persona, i nostri fili dorati si legano ai
fili delle persone che conosciamo. Ognuna di essa ha un ruolo, un insegnamento,
una frase, uno sguardo, un gesto da donare.
Quello che accade in un semplice sogno spesso diviene realtà
quando incrociamo e riconosciamo negli occhi della gente che ci circonda la
risposta che il maestoso filo d’erba ci voleva svelare, approdando in
quell’eterno istante in cui la nostra anima da sempre gridava le risposte che
noi, mentalmente, non riuscivamo ad ascoltare.
La chiamano
Gaia,
quel
puntino nell’universo,
che ospita
i suoi molti fili d’erba.
Sono lì,
ognuno con la sua storia,
con la sua
rugiada,
con le sue
forme e colori.
Immersi su
queste distese di terra,
sparsi un
po’ ovunque.
Nati e
germogliati da semi di vario tipo,
coltivati
con amore,
seminati
vicini dall’apparente caso
di un
uccello in volo.
Spuntati
per dare colore,
in quei
posti dove il grigio dell’asfalto
ne fa da padrone,
per dare un
cuscino di soffice speranza
a chi
ancora vuol sognare.
Con le loro
radici percorrono la vita,
viaggiano,
si cercano,
si
ritrovano uniti,
creando
legami.
Legami alle
volte invisibili all’esterno
ma forti e
indissolubili all’interno.
Inspiegabili,
legami
inevitabili,
perché
seppur lontani
il loro
cercarsi li condurrà a ritrovarsi sempre sulla stessa strada che porta alla
fonte,
che conduce
all’amicizia, all’amore.
La chiamano
Gaia,
quel magico
mondo,
dove anche
un filo d’erba
di ogni singola persona, i nostri fili dorati si legano ai
fili delle persone che conosciamo. Ognuna di essa ha un ruolo, un insegnamento,
una frase, uno sguardo, un gesto da donare.
Quello che accade in un semplice sogno spesso diviene realtà
quando incrociamo e riconosciamo negli occhi della gente che ci circonda la
risposta che il maestoso filo d’erba ci voleva svelare, approdando in
quell’eterno istante in cui la nostra anima da sempre gridava le risposte che
noi, mentalmente, non riuscivamo ad ascoltare.
La chiamano
Gaia,
quel
puntino nell’universo,
che ospita
i suoi molti fili d’erba.
Sono lì,
ognuno con la sua storia,
con la sua
rugiada,
con le sue
forme e colori.
Immersi su
queste distese di terra,
sparsi un
po’ ovunque.
Nati e
germogliati da semi di vario tipo,
coltivati
con amore,
seminati
vicini dall’apparente caso
di un
uccello in volo.
Spuntati
per dare colore,
in quei
posti dove il grigio dell’asfalto
ne fa da padrone,
per dare un
cuscino di soffice speranza
a chi
ancora vuol sognare.
Con le loro
radici percorrono la vita,
viaggiano,
si cercano,
si
ritrovano uniti,
creando
legami.
Legami alle
volte invisibili all’esterno
ma forti e
indissolubili all’interno.
Inspiegabili,
legami
inevitabili,
perché
seppur lontani
il loro
cercarsi li condurrà a ritrovarsi sempre sulla stessa strada che porta alla
fonte,
che conduce
all’amicizia, all’amore.
La chiamano
Gaia,
quel magico
mondo,
dove anche
un filo d’erba
Spuntati
per dare colore,
in quei
posti dove il grigio dell’asfalto
ne fa da padrone,
per dare un
cuscino di soffice speranza
a chi
ancora vuol sognare.
Con le loro
radici percorrono la vita,
viaggiano,
si cercano,
si
ritrovano uniti,
creando
legami.
Legami alle
volte invisibili all’esterno
ma forti e
indissolubili all’interno.
Inspiegabili,
legami
inevitabili,
perché
seppur lontani
il loro
cercarsi li condurrà a ritrovarsi sempre sulla stessa strada che porta alla
fonte,
che conduce
all’amicizia, all’amore.
La chiamano
Gaia,
quel magico
mondo,
dove anche
un filo d’erba
può realizzare
i suoi sogni. Michela
Testo tratto dal libro Diario di una ragazza Indaco di Michela Marini
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Ferma, nell’angolo della mia camera, osservo la polvere
invisibile che se ne sta immobile. Come uno specchio mi rifletto in essa e mi
disperdo in mille frammenti.
Cos'è la felicità?
Cosa può essere mai quel vortice che ti assale e ti inebria di colori, che non
ti da il permesso di piangere, che ti accappona la pelle, che ti sussurra
l’estasi, che ti fa sentire la melodia della vita nelle orecchie, che ti tocca
leggera l’anima, che ti fa volare oltre l’invisibile, cosa può essere mai la
felicità?
Se resti
ferma non avrai mai la risposta, se resti immobile nel tuo centro pur
muovendoti lei, prima o poi, ti balzerà addosso provocandoti un maremoto di emozioni, spazzando via il
passato, fermandoti nel presente, colorando il futuro di quella polvere
luminosa che si osserva e si svela in quel fascio di luce che dona il sole,
quando coraggioso e fiducioso ti vuol dimostrare che la felicità è invisibile
solo agli occhi di chi non sa osservare.
La felicità la puoi trovare in ogni dove, in ogni luogo,
anche nell’angolo di una camera dove spesso si accumulano gli oggetti persi che
rimangono lì aspettando che tu con lo sguardo, attraversando quel fascio di
luce possa trovarli..
Chi può
dire che la felicità non sia ritrovare un bottone?
Si,un
bottone!
Perso, per
l’usura dei propri fili.
Così
stanco, che si è lasciato cadere.
Separato
dal suo adorato cappottino,
che ti ha
scaldato negli inverni più freddi.
Quel genere
di indumenti
di cui non
puoi fare a meno,
che solo a
guardarlo
ti ricorda
una moltitudine di cose,
di
emozioni, di attimi di vita.
Messo e
rimesso,
indossato
quando eri triste,
sfruttato
quando eri felice.
Così,
mentre ti stai coprendo dal gelo
che ti
circonda
ti accorgi
di aver perso un bottone.
Quello più
importante,
che serve
per stringerti la vita.
Quello di
cui non puoi fare a meno,
perché se
non ci fosse lui
resteresti
con il cappottino aperto
e il freddo
tagliente ti congelerebbe.
Ti volti,
lo cerchi,
ripercorri
la strada che ti ha portato fino a lì,
ma non lo
trovi.
Così,
l’unico modo che hai
per
coprirti sono le tue braccia.
Ti avvolgi
nel tuo cappottino
e cerchi di
andare avanti,
contro la
pioggia,il vento,
il GELO,
che non si
stanca mai di venirti contro.
Mai stanca
di indossare quel cappottino,
nel tempo
inizi a trovare il tuo metodo,
per non
sentire più quel dannato freddo.
Continuando
a cercare,
quando sei
stanca di coprirti da sola,
quel
bottone.
Quel
bottone che era finito per sbaglio
in quegli
angoli infiniti di una camera.
Quegli
angoli che nascondono,
ma che non
rubano.
Un po’ come
succede negli angoli del cuore,
dove
nascondi le delusioni,
ma anche le
emozioni più preziose
per tenerle
da parte
e
ritrovarle quando ne hai più bisogno.
E quando le
ritrovi,
ritrovi la
felicità che credevi perduta.
Michela
Testo tratto dal libro Diario di una ragazza Indaco di Michela Marini
Questo articolo può essere condiviso e divulgato rispettando il lavoro svolto citando la fonte dello stesso Blog e le relative fonti esterne citate dallo stesso.
Ed invece vivono ed assaporano ogni millimetro di vita,
le persone sensibili.
Quanti di voi non hanno mai ricevuto consigli drastici e razionali su come prendere in mano certe situazioni estreme dalle persone che vi sono accanto? E quanti di voi hanno accanto persone che non riescono a comprendere le vostre reazioni "estreme" di fronte, per esempio, a una lacrima scesa per via di un tramonto? Ad un brivido scaturito nel vedere due persone che si abbracciano? Ad una frase balbuziente detta perché le parole vi si legano in gola per l'emozione? Ad un sorriso scoppiatovi in viso solo perché avete osservato un uccellino cantare su un ramo? Ad un pianto sconvolgente perché avete visto due persone litigare? Ad un attacco di ansia poiché le persone per strada vi sembrano completamente assenti? E la tristezza vi assale per non poter fare nulla, e la gioia vi rapisce d'innanzi alla meraviglia della natura? Quanti di voi vivono le loro emozioni all'estremo e puntualmente per essere compresi devono spiegare a chi vi sta accanto il motivo di tutto questo? E vi sentite rispondere: "Sei esagerato!", "Non c'è motivo per il tuo stato di ansia, sembri un pazzo!", "Non ho fatto nulla di grave, non c'è bisogno che tu pianga!", "Rilassati che cosi vivi male!". In base a tutto questo, se siete anche voi persone che assaporano ogni gusto della vita, questo articolo è per voi.
Le persone particolarmente sensibili sono state etichettate in tantissimi modi. Le hanno definite fragili, troppo emotive o eccessivamente drammatiche. Ma una persona sensibile non è solo lacrime e sentimenti contrastanti. Chi ha una personalità empatica è geneticamente predisposto ad agire in un certo modo ed ha un approccio completamente diverso all'ambiente circostante. E non è detto che sia un male.
Ecco una lista di motivi che spiega perché queste persone si comportano diversamente da quelle più “insensibili”.
Si lasciano influenzare (troppo) facilmente da ciò che le circonda. I rumori troppo forti, le decisioni importanti e le grandi folle possono destabilizzare le persone sensibili, costringendole a prendersi un momento di riflessione per ritrovare il giusto equilibrio. Succede perché hanno una reazione emotiva particolarmente forte, secondo Elaine Aron, autrice di “The Higly Sensitive Person”, tra i primi ricercatori ad occuparsi di questo tratto della personalità.
“Tendono ad analizzare ogni cosa nei minimi particolari”, ha spiegato Aron all'HuffPost. Esaminano ciò che le circonda e gli eventi delle loro vita basandosi sulle emozioni. Se una circostanza è particolarmente coinvolgente, la “sentiranno” in maniera più forte.
Notano ogni dettaglio. Avete rimodernato il salotto? Avete litigato col vostro partner durante la cena? I soggetti sensibili riescono a percepire anche i cambiamenti più sottili, che si tratti di una caratteristica fisica o di un certo stato emotivo. Come spiega Aron: “Hanno un intuito speciale di cui spesso gli altri non si accorgono”.
Questa capacità le guida anche nelle relazioni. Di solito, notano comportamenti insoliti che gli altri non percepiscono. Se, ad esempio, vi esprimete in modo diverso o scrivete un messaggio stranamente piccato (pensate anche alle virgole o ai punti esclamativi), lo noteranno quasi sicuramente.
Vivono le relazioni intensamente. Le persone più sensibili sono sempre in cerca di un legame profondo. Secondo la ricerca di Aron tendono ad annoiarsi più in fretta della vita coniugale perché, col tempo, viene naturalmente a mancare quello scambio intenso che c’è all'inizio di ogni relazione. Non c’è da allarmarsi. Aron spiega che la “noia” non porta questi soggetti ad allontanarsi ma li rende più inclini a cercare nuovi stimoli nel rapporto.
Per avere una relazione duratura, una persona sensibile deve poter comunicare chiaramente i propri desideri e trovare un partner che capisca che l’emotività fa parte della sua natura. “Non possono fare a meno di esprimere ciò che sentono”, ci spiega Aron. “Mostrano la loro collera così come la loro felicità. Comprendere questa caratteristica è fondamentale”.
A volte preferiscono fare da soli. Gli individui più sensibili danno il meglio in ambienti molto tranquilli, soprattutto sul luogo di lavoro. Secondo Aron: “Gli spazi condivisi non sono il massimo per loro”. La tendenza ad agire sempre in solitaria non riguarda solo l’ambiente lavorativo. Spessoevitano gli sport di gruppo o le attività fisiche perché credono che ogni loro movimento venga passato in rassegna”, come ha spiegato Ted Zeff, ricercatore e autore di numerose pubblicazioni su questo tipo di personalità.
Potrebbero essere più sensibili alla caffeina o all'alcol. Non succede sempre, ma la Aron spiega che i soggetti più sensibili possono avere una reazione fisica più forte dopo l’assunzione di stimolanti come caffeina o alcol, stando ai risultati dei test che ha condotto per la sua ricerca. Inoltre, quando sono affamati tendono ad essere maggiormente nervosi.
I contrasti generano loro ansia. Il conflitto mette le persone sensibili in una posizione scomoda. Di solito, adottano due approcci differenti, spesso in contraddizione tra di loro. “Sono combattute tra due scelte: esprimere ciò che sentono o tirarsi indietro perché non vogliono suscitare una reazione violenta negli altri”, spiega Aron “Diventano piuttosto ansiose nei contesti in cui la loro sensibilità (o un’altra caratteristica) viene giudicata”.
D’altra parte, riescono a gestire meglio i dissapori. Grazie alla loro capacità di empatia sanno mettersi nei panni dell’altra persona e capire il punto di vista altrui.
Alla fine quello che conta davvero è accettare la propria sensibilità, non combatterla. “Queste persone sono amici, leader e partner ideali”. Il messaggio? Continuate a vivere le vostre emozioni, anche quando state per scoppiare a piangere.
(Questo post è stato pubblicato per la prima volta su HuffPost Usa ed è stato poi tradotto dall'inglese da Milena Sanfilippo.)
Le persone sensibili hanno una marcia in piu
di
Rolf Sellin
La predisposizione innata a percepire gli stimoli in modo più differenziato e intenso rispetto alla media è spesso un vantaggio, ma di frequente è vissuto con disagio. Anche perché non sempre questo dono viene apprezzato dagli altri e, nonostante l’ipersensibile tenda a rinunciare a se stesso adeguandosi alle esigenze degli altri, non mancano i rimproveri: “Devi sempre essere così emotivo?”
Molti, così, soffrono per questo loro aspetto caratteriale: sono più vulnerabili, più soggetti allo stress e spesso insicuri.
L’autore affronta qui questo problema, ancora ampiamente ignorato e poco trattato, aiutando finalmente gli ipersensibili a capire il motivo del loro “sentirsi diversi”. Invita e guida i lettori verso l’adozione di un nuovo atteggiamento che permetta loro di contenere gli effetti più negativi dell’ipersensibilità, insegna a smettere di acconsentire a richieste eccessive o di risentire dei troppi stimoli esterni, imparando a porre confini più netti tra sé e il mondo. Permette di valorizzare la capacità di empatia, senza esserne sopraffatti. Gli spunti di riflessione, i numerosi suggerimenti sono utili a chi vuole imparare a gestire da solo e in modo costruttivo la propria sensibilità, sia nella vita privata sia professionale, e a proteggersi in modo più efficace a livello mentale ed energetico, così che l’ipersensibilità possa tornare a essere quello che realmente è: un’incomparabile risorsa interiore.
Inoltre, poiché circa una persona su cinque è ipersensibile, ma spesso né lei né chi le sta vicino ne è consapevole, completano il libro un test individuale per riconoscere il proprio livello di ipersensibilità e un test per genitori perché possano valutare se il loro bambino è ipersensibile.
(Rolf Sellin – Le persone sensibili hanno una marcia in più)
Questo articolo può essere condiviso e divulgato rispettando il lavoro svolto citando la fonte dello stesso Blog e le relative fonti esterne citate dallo stesso.